Luca .

Luca Lafronte – ACC Coach, Consigliere spirituale, Speaker

 

Sommario:

Sono italiano ma sono vissuto per 20 anni in California nell’Ashram (monastero) della Self-Realization Fellowship, fondata da Paramahansa Yogananda per diffondere gli insegnamenti del Kriya Yoga (sentiero spirituale che comprende l’omonima tecnica di meditazione, molto potente) in Occidente.

Sono stato brahmachari (monaco che non aveva ancora fatto i voti solenni e definitivi) imparando e praticando le tecniche antiche della meditazione, secondo gli insegnamenti più puri della tradizione indiana.  Dopo aver lasciato l’ashram, ho continuato a tenere lezioni motivazionali, a condurre meditazioni e canti devozionali nei kirtan (ecco il nuovo CD di questi canti).

Ho ampliato la mia preparazione come consigliere e motivatore, con l’ottenimento di certificazioni accreditate in tutto il mondo nel coaching, aiutando le persone nelle aree di sviluppo e trasformazione personale, familiare e lavorativa, nonché le aziende, sia come executive coach, sia per favorire la comunicazione e collaborazione, tra i dipendenti e con i manager, al fine di una maggiore efficienza e produttività.

Se vuoi saperne di più…

Ti racconterò un po’ di me…

Due anni fa, dopo essere tornato alla vita fuori dall’Ashram (spiegherò dopo i passaggi del processo interiore che mi ha portato a questa decisione), due cari amici americani, marito e moglie, mi dissero: “Dato che sei stato un consigliere spirituale di persone di tante nazionalità e con problemi diversi, perché, adesso che sei tornato nel mondo, non prendi una certificazione così che potrai essere nella posizione unica di poter unire tutto ciò che hai raccolto nel tuo addestramento, nella meditazione e nell’esperienza di anni di counseling, con la conoscenza diretta delle tecniche di coaching? Potrai essere più vicino alle problematiche della gente visto che vivrai più a diretto contatto con loro e potrai essere di grande utilità.”

Io risposi entusiasta: “Buona idea!”.

Avevo dato il via al mio nuovo percorso di vita, che mi avrebbe portato a studiare l’approccio sull’addestramento dei leaders della IPL (Institute of Personal Leadership), a frequentare la scuola di coaching Erickson Coaching International e a diventare un  coaching professionista ICF (International Coaching Federation).

Dopo aver completato gli studi specifici ed ottenuto le certificazioni internazionali, ho compreso in maniera più completa e profonda quello che avevano inteso i miei amici quando mi avevano spiegato il perché pensavano che potessi offrire un approccio unico diventando un coach professionista.

Ho incontrato e conosciuto, infatti, parecchie persone che, sebbene sincere ed ​entusiaste, si affacciavano al mondo del coaching con molto poco lavoro su se stesse.

Ho notato che era come se, apprendendo tecniche e strumenti di coaching, costruissero una sovrastruttura su delle fondamenta abbastanza fragili. In tutti gli anni di addestramento nell’Ashram ho imparato in prima persona come sia importante, anzi fondamentale e primario, il lavoro su noi stessi, perché i cambiamenti esteriori nella nostra vita o nel nostro lavoro sono quasi sempre accompagnati da cambiamenti interiori.

Per esempio, molti imparano tecniche di comunicazione ma non sapendo controllare le proprie emozioni o non conoscendo le loro vere motivazioni, finiscono per utilizzarle in maniera limitata e meccanica. Altri vendono pacchetti di sviluppo personale senza aver effettuato un percorso di introspezione su se stessi ed aver progredito come individui.

Penso di essere diverso perché ho fatto un cammino di vita, per 20 anni, basato essenzialmente sul mio miglioramento interiore e sulla ricerca e conquista di una profonda comunicazione e sul servizio agli altri.

Per comprendere questo, vi dirò di più sul mio percorso personale.

Vorrei cominciare da quando avevo 13 anni ed ero appena diventato cintura nera di karate, stile Shotokan. Subito dopo, ho partecipato ai campionati di kata e sono arrivato quarto. Mio padre, che era anche lui nel mondo del Karate, essendo cintura nera terzo Dan ed anche arbitro internazionale, riteneva che avessi una brillante carriera dinanzi a me, senza alcun favoritismo nei miei confronti; a quei campionati, infatti, mi confessò d’avermi dato un punteggio inferiore a quello meritato, che mi avrebbe permesso di avere una medaglia di bronzo, perché non si pensasse che voleva aiutarmi.

Mi piaceva molto la disciplina che il Karate dava e pensavo anche di capirne abbastanza l’importanza. Inoltre, essa mi dava la capacità di difendermi se qualcuno mi avesse attaccato e ciò mi faceva sentire più sicuro. Dentro di me, però, sapevo che stavo cercando qualcos’altro ed è per questo motivo che, alla veneranda età, appunto, di 13 anni, annunciai a mio padre che avevo deciso di abbandonare questa arte marziale! Lui rimase abbastanza sconvolto dalla notizia ma dovette arrendersi quando gli dissi molto solennemente: “Sono alla ricerca di un Maestro di vita, non solo di karate!”.

La mia ricerca della felicità o di qualcuno che mi potesse spiegare come riconquistare quella gioia che sentivo dentro di me quando ero piccolino dovette essere messa in pausa perché quell’entusiasmo iniziale fu spazzato via dalla confusione e contraddizioni tipiche dell’età adolescenziale.

Fortunatamente c’erano gli sport a canalizzare quell’esplosione di energia. Cominciai a giocare a calcio, rugby e altri sport, fino ad approdare al paracadutismo, prima sotto le armi, e poi come mio hobby. Mi confrontavo con le mie paure fin da allora, cercavo di acquisire nuove abilità ed anche di superare i miei limiti o, almeno, di acquisirne la consapevolezza.

Quando ero alle scuole superiori, quel bisogno di conoscermi nel profondo e la necessità che qualcuno mi indicasse come vivere una vita interiormente felice, tornarono a bussare alla porta del mio cuore.

Mi rivolsi, allora, allo studio dei filosofi occidentali, nella speranza di trovare risposta alle mie domande. Inizialmente rimasi veramente colpito da tante e tali teorie e da tanta conoscenza. Ma, molto presto, mi accorsi che non solo non avevo trovato le risposte che cercavo ma mi ritrovavo ad essere ancora più confuso. E nel mio cuore ero ancora più insoddisfatto! Capii che il mio bisogno era di trovare strumenti per praticare la verità e per scoprire la mia natura interiore, non solo leggere teorie grandiose che mi lasciavano soltanto un senso di indigestione intellettuale…

Dov’era quella felicità incondizionata che avevo provato da bambino? Chi mi poteva aiutare ad averla ancora?

Fu solo quando lessi l’Autobiografia di uno Yogi di Paramahansa Yogananda che il mio cuore sorrise, convinto di aver trovato ciò che cercavo da tanto tempo. Per qualche motivo, allora a me nascosto, le parole di quel libro mi toccarono profondamente in un modo che nessun altro era mai stato in grado di fare prima. La mia confusione mentale era stata dissipata e il mio cuore si era aperto.

Poco dopo ho scoperto il potere del canto del mantra devozionale e tutto il mio essere ha finalmente provato una grande gioia. Nelle sessioni di canto spirituale potevo dissipare magicamente tutte le preoccupazioni e le emozioni negative presenti in me, per dare spazio a vibrazioni edificanti di pace, amore ed armonia.

Sono stato molto felice di vedere che anche gli altri partecipavano alla stessa gioia.

Sull’onda di un grande entusiasmo spirituale e di una vocazione interiore ho deciso di andare in California ed entrare nell’Ashram della Self-Realization Fellowship, fondata da Paramahansa Yogananda non come nuova religione ma per unificare la spiritualità indiana e gli insegnamenti di Gesù Cristo: volevo approfondire la pratica della meditazione, il canto devozionale e lo studio delle Scritture nella mia ricerca della felicità interiore. Mentre meditavamo e cantavamo insieme, sentivo il potere dei raduni devozionali o di KIRTANS perché tutti diventavamo una sola mente e un solo cuore: la gioia creata in quegli incontri era molto tangibile.

Erano anni di scoperta, di trasformazione e di formazione della mia vita spirituale, che includevano il servizio e l’amore per gli altri. Sono stati un allenamento ed una disciplina difficili che mi hanno permesso di conoscere me stesso e ciò che in me avevo bisogno di cambiare (ovviamente non ho ancora finito, il cammino continua…).

La vita in comunità mi ha insegnato molto, assieme alla pratica della meditazione.

Vivere in una comunità non è sempre facile, altre persone tirano fuori ciò che abbiamo dentro, nel bene e nel male, e riflettono ciò che siamo, come degli specchi. Occorre costantemente trarre insegnamenti dalle relazioni con gli altri; se si riesce, il carattere e la personalità migliorano.

Oltre alla meditazione ed alla vita in comunità, non sono mancate mansioni giornaliere che mi hanno permesso di apprendere nuove abilità e competenze, servendo in diverse aree e facendo diversi tipi di lavoro.

Ho lavorato nei giardini ed ho semplicemente curato le serre. Per anni ho lavorato su una scogliera sul Pacifico, ad Encinitas, per salvarla contenendo la sua erosione e preservare, così, un luogo sacro in cui Paramahansa Yogananda aveva vissuto: è stato un impegno per cui la mia formazione sportiva e fisica mi ha aiutato sicuramente (lavoravo imbragato per non precipitare nell’oceano) ma ho anche lavorato con ingegneri ed architetti al progetto di salvaguardia della costa.

Ho lavorato in ufficio divenendo esperto in computer e programmi informatici.

Ho organizzato meeting ed eventi, ho dato discorsi pubblici.

Conducevo meditazioni e canti devozionali di gruppo.

Come si può vedere, la mentalità del “non posso farlo” non era davvero un’opzione in quegli anni! Sono stato costretto a sfidare me stesso molte volte e sollevare la barra di ciò che pensavo di essere capace di fare.

Non ho mai trascurato l’attività fisica e gli sport di gruppo. Sono sempre stato convinto, oltre ad avere appreso maggiori insegnamenti in questo senso nella mia esperienza negli ashram californiani, che corpo, mente ed anima devono essere ben ‘nutriti’ ed allenati, per poter godere di un armonico benessere.

Così sono stato in grado di sviluppare la mia vita interiore e di trovare una maggiore serenità e felicità.

In questo percorso ho avuto il sostegno di consiglieri, che mi hanno ascoltato e aiutato ad affrontare le mie lotte ed a gestire i cambiamenti interiori ed esteriori.

Con questo training è diventato molto chiara per me l’importanza di avere una persona che ci ascolti in modo compassionevole e amorevole. Questi consiglieri spirituali non erano necessariamente stati addestrati a dare questo servizio, ma la loro sincerità e attenzione mi hanno aiutato a creare uno spazio sicuro per aprirmi e confidarmi.

In tutto questo, era inclusa anche la consulenza spirituale data a mia volta ad altre persone, con sincerità ed interesse per il loro bene spirituale e di vita.

Nel 2016, dopo 20 anni di questa vita, che per me è stata bellissima e condivisa in maniera profonda, ho sentito che il mio cuore mi chiamava fuori dall’Ashram e, con le benedizioni dei monaci della direzione della Self Realization Fellowship, che hanno compreso la mia esigenza di aprirmi al mondo dopo un periodo di sincera dedizione alla meditazione, agli insegnamenti ed al servizio, ho iniziato questo nuovo capitolo della mia vita.

Una domanda che mi viene posta spesso è: “Perché te ne sei andato?”. Posso solo rispondere onestamente che, anche se ero un bramachari felice e mi piaceva la nostra comunità, nel mio cuore sentivo che il mio dharma, cioè il mio “destino”, doveva essere al di fuori dell’Asham.

Questa consapevolezza non mi è spuntata improvvisamente. Ci sono voluti 4 anni di preghiere e introspezione per arrivare a questa chiarezza interiore. E quando l’ho raggiunta, mi sono serviti coraggio, benedizioni dall’alto, il supporto dei consiglieri e di alcuni monaci, per fare il salto da una vita sicura, in cui avevo tutto ciò di cui avevo bisogno, per approdare in un territorio sconosciuto e molto meno sicuro e stabile dal punto di vista pratico.

Ma, come avevo seguito il mio cuore quando, 20 anni prima, avevo lasciato tutto per dedicarmi completamente alla vita di ricerca spirituale, ho seguito il mio cuore nel tornare in questo mondo. Devo dire che, anche se è stato difficile adattarsi di nuovo a uno stile di vita diverso, ne è valsa la pena. D’altra parte, le sfide non mi hanno mai fatto paura. Le ho viste sempre come un’opportunità di crescita. Mi si è aperto un orizzonte di nuove possibilità, continuando ad aiutare le persone nel loro cammino verso una felicità superiore.

Sono tornato dopo un grande viaggio che mi ha cambiato e trasformato in un essere più consapevole, più forte e più dedito agli altri. Un viaggio che mi ha, in sintesi, arricchito donandomi capacità di introspezione ed intuizione, oltre ad un vero interesse ad aiutare il prossimo nella sua ricerca di benessere a 360°.

Ero vissuto, sì, in un monastero, ma avevo sempre mantenuto i contatti con le persone che da noi cercavano gioia, accoglienza, conforto, aiuto nella loro vita privata.

In tutti questi anni ho potuto notare che molto spesso le persone si sentono sole e non capite veramente anche se sono circondate da un sacco di gente. Oppure, sono molto efficienti ma trascurano la loro vita interiore e le relazioni importanti. Ognuno di noi ha il proprio set personalizzato di sfide e difficoltà.

Per quello che ho potuto imparare nella mia esperienza personale, è estremamente utile avere un ascoltatore non giudicante, abile e intuitivo che possa aiutarci ad affrontare le difficoltà e a trarne le lezioni nascoste in esse, diventando ciò che vogliamo essere veramente.

A questo punto, mi conosci un po’ meglio.

Come puoi vedere dalla mia esperienza, formazione e certificazioni, non posso essere definito solo come un life-coach, un atleta o un consulente spirituale. Ecco perché sono un coach olistico, che ha praticato su se stesso quello che vuole offrire a te, dandoti la possibilità di sperimentare l’utilità di un armonioso bilanciamento tra corpo, mente ed anima.

Se vuoi posso aiutarti a compiere anche tu un piccolo o grande viaggio, a seconda delle tue necessità, per superare ostacoli e limitazioni. Questo può sembrarti difficile ma ti assicuro che è sempre possibile.

“Ci sono solo due modi per viaggiare nella vita: uno porta alla felicità e l’altro al dolore. La vita non è un mistero; è invece molto semplice nonostante le sue apparenti complessità. Dovresti guardare la vita senza maschere, nello specchio delle tue esperienze. Visualizza il tempo e lo spazio come arrivano a te sotto forma di problemi, esperienze e relazioni. Guarda la corrente perenne di emozioni e pensieri che sorgono dentro di te. Entra nel cuore delle tue aspirazioni, sogni, speranze e disperazioni. Immergiti profondamente nella muta brama del tuo io interiore. La vita si manifesta attraverso tutti questi canali e richiede di cercare la comprensione con la tua più alta intelligenza, saggezza, amore e visione “

Paramahansa Yogananda

Se hai bisogno di me per “volare in alto”, sono qui!